Continuiamo la pubblicazione degli estratti, ed i collegament diretti, degli articoli che il Dott.Rag.Mirco Comparini (Amministratore della Professional Group srl e Responsabile della Divisione Franchising Analysis) ha scritto e pubblicato nel 2013 all’interno del suo blog “Franchising, Partenariato, Affiliazioni & Co. – Sapere aude !!!“.

Per quanto riguarda le motivazioni che hanno determinato l’iniziativa di pubblicare gli interventi, anche se è stata scongiurata la chiusura del blog da parte dell’interessato, rinviamo comunque a questa pagina invitando chi legge a non esitare a trasmettere feed back.

Buona lettura !

#Franchising #dissociale – 21 giugno 2014

In psicologia sociale si definisce dissociale un soggetto incapace di adattarsi a un ambiente (cit.Treccani).

Nel franchising potremmo identificare e denominare con questo aggettivo chi risulta incapace di adattarsi al vero franchising, all’ambiente franchising, credendo di vivere normalmente in tale ambiente.

Ho già avuto modo di affrontare argomenti di tale natura con “Microfranchising: la verità e la mancanza di vergogna”, “Reti, vendite e piramidi: bene chiarire, meglio distinguere – I” e “Reti, vendite e piramidi: bene chiarire, meglio distinguere – II”.

Questa volta lo spunto ci giunge da una autorevole testata giornalistica internazionale che ci segnala l’esistenza del “franchising sociale” (fenomeno che sta coinvolgendo più  parti del pianeta) e lo fa con un servizio andato in onda sul canale satellitare e un corrispondente articolo pubblicato sulla pagina web.

Niente di strano, perché il franchising, correttamente impostato e strutturato e, soprattutto, rispettoso della normativa vigente e della struttura contrattuale necessaria, può avere vari scopi e obiettivi, anche sociali. Ci possiamo porre l’obiettivo di avere scopi di lucro o no, ad esempio, ma il “franchising sociale” quale struttura contrattuale, quale termine giuridico non esiste, è una invenzione.

Ed infatti, lo strano giunge sempre quando si va “dentro la notizia”, quando si approfondiscono articoli, servizi, reportage, ecc. che possiamo, anche casualmente, incontrare leggendo, guardando la TV, un servizio, un talk show, ecc., ecc., come in questo mio caso.

L’episodio che descriverò è, ovviamente, “oscurato” di tutti i riferimenti e, quindi, non sarà citato alcun nome, ma “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è per niente casuale”.

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